Sicuramente non si dice niente di nuovo quando si afferma che il consumismo è ormai diventato una forma d’identità, ma diventa piuttosto inusuale quando lo si associa alla vacanza o al viaggio o semplicemente al tempo libero, momento per antonomasia della propria personalità e libertà.
Nell’era moderna ormai la vacanza è diventata uno status-symbol, ha preso il sopravvento non solo sulla possibilità di consumare e godere in sè ma si afferma proprio come soddisfazione di confronto tra il proprio consumo e quello degli altri: meglio dimostrare che godere effettivamente.
La vacanza diventa un adeguamento a un fenomeno e a un’immagine di convenzionalismo; il turista, il vacanziere diventa una sorta di maschera comportamentale che porta ad atteggiamenti vicini alla regressione e all’istinto. Oltre le sovrastrutture della società si dilata il tempo, si fugge la morte, non ci si ricorda che giorno è, si cerca una regressione verso il mondo infantile in cui le regole del dovere non rendano pesante la realtà di tutti i giorni. Si cerca una nuova identità o un nuovo stato sociale, ma dal momento che tali comportamenti non sono legati alla nostra vera identità quando si ritorna alla concretezza di tutti i giorni si crea una sorta di risacca dello spirito, l’onda dell’entusiasmo deve prima o poi ritornare nel mare della realtà; questo però non significa avere una visione negativa e contrastata tra il tempo della vacanza come quello della felicità e il tempo della realtà come il tempo della frustrazione, ma significa piuttosto che è necessario rimaner sempre in sintonia con il proprio pensiero, quello più profondo ed esistenziale, quello che deve far parte di noi ogni giorno rendendoci noi stessi non solo nell’esaltazione di una breve estate, ma noi stessi in equilibrio con il nostro trascorrere del tempo senza rinunciare alla nostra identità. Significa non assumere atteggiamenti alieni che a lungo andare alienano essi stessi, piuttosto meglio rincorrere una sana realtà e un semplice sogno che si chiama serenità, parlare e interagire fra il nostro io di tutti i giorni e quello del tempo libero in modo da portare i pensieri in vacanza e i pensieri della vacanza dentro di noi.