Mercede Sosa non ha certo bisogno di presentazioni, perciò proviamo subito a svelare perché ci piace ricordarla oggi nel nostro sito. Le ragioni sono tante e non basteranno sicuramente queste poche righe, ma iniziamo…L’atmosfera che crea la sua voce, accompagnata fra l’altro da pochissimi strumenti musicali, è qualcosa di difficile da tradurre ma ha a che fare crediamo con la cura di noi stessi e delle nostre esistenze. L’estetica della sua musica è legata indissolubilmente ad una terra, ad un popolo e alle vicissitudini politiche che lo hanno attraversato. La Pachamama ha cantato le oppressioni subite dalla sua gente offrendo dignità e riscatto attraverso le sue melodie, questo atto artistico è stato un atto sicuramente anche terapeutico per un popolo e probabilmente per sé stessa. Quelli che ha attraversato Mercedes Sosa sono stati anni in cui non solo l’Argentina ma un intero continente si è visto derubato della fantasia, della capacità di pensare e desiderare, della sua identità. Tutto questo ha seminato morte e dolore, ma anche straordinaria resistenza umana e tenacia nel cercare senso per rinascere. Ed è qui secondo noi il cuore profondo del percorso artistico di Mercedes Sosa, la quale non ha mai nascosto le sue personali fatiche nel cercare tutto questo; non amava salire sul palco e lottava contro un’innata timidezza ma quando poi si esibiva beh…possiamo solo dire per fortuna che lo ha fatto. Ed è anche questo un messaggio terapeutico e di speranza, una scelta di fiducia contro la paura di soccombere. La madre d’America ha lasciato un’eredità spirituale immensa, non solo agli argentini ovviamente, ma a chiunque non voglia rinunciare alla sua identità più autentica, a diventare sé stesso/a. Cantare tutto ciò è un po’ come pensare, e la differenza fra l’apparire e l’essere si vede eccome! E si sente…eccome se si sente!