La protagonista del film di Christina Choe è una donna di circa trent’anni, mentitrice seriale e morbosamente alla ricerca di storie d’amore e sofferenza in cui andare a cacciarsi. Il film si apre con lei che finge di essere incinta per entrare nelle grazie di un uomo che invece ha perso sua figlia. L’inganno dura poco; dopo essere stata scoperta riparte alla carica stavolta catturando su internet una coppia la cui figlia è scomparsa circa trent’anni prima e a cui si presenta asserendo di essere lei quella bimba, sopravvissuta al rapimento. Descritta così Nancy potrebbe tutto sommato catturare qualche corda emotiva nello spettatore, se la sua fosse una ricerca d’amore e nient’altro, invece è difficile empatizzare con lei così anaffettiva e quasi caricaturale in quei gesti da bimba vecchia che ancora vive in casa con la madre nonostante i trent’ anni e passa. I capelli stanno diventando bianchi…lei li tinge in modo maldestro e si presenta ai due “nuovi” genitori, profondamente feriti dalla perdita della loro figlia. Bussa soprattutto alla porta di una madre colma di dolore, perciò pronta a credere all’impossibile pur di lenirlo. Ed è verso il finale che possiamo sentire Nancy più vicina a noi, quando la regista ci rivela velatamente un pezzo di quell’invidia che la porta ad intromettersi truffando nelle vite altrui, rivelandoci così anche qualcosa del senso di inadeguatezza che la affligge e la muove.
Arriva perciò meno inspiegabile il gesto accogliente dell’altra madre, non sarà comunque questo la cura di Nancy ma sembra essere un nuovo inizio. Tanto che le darà la forza per lasciare quel calore trovato ma artificiale, salire in macchina e partire a cercarne uno tutto per sé e vero. Oppure a trovarne un altro ancora da truffare? Chissà quale sarà la scelta di Nancy; se dovesse bussare
alla vostra porta però…prendetevene cura…