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Un titolo perentorio per il libro di Sergio Abis “Chi sbaglia paga”, uscito a giugno 2020 con la prefazione di Gherardo Colombo. E’ la storia vissuta dell’esperienza terribile del carcere in Italia ma anche dell’incontro con una realtà rieducativa alternativa al carcere: la Comunità La Collina di Serdiana, in Sardegna, fondata da Don Ettore Cannavera. Abis ha dato prova di grande generosità umana con questo testo e i motivi sono veramente tanti, alcuni ci colpiscono profondamente. Abis è entrato in carcere dopo un reato di cui si è assunto totalmente la responsabilità costituendosi subito dopo averlo commesso. La sua non è la classica storia di degrado a cui attribuire la comoda causa di ciò che ha indotto ad un comportamento deviante. Tutt’altro, quando incontra il carcere ha 60 anni, è laureato in Fisica, si è dedicato alla ricerca applicata e allo sviluppo di nuove tecnologie, ha lavorato nel Nord Italia con aziende italiane e multinazionali, è titolare di numerose pubblicazioni in riviste scientifiche e tecniche e detentore di svariati brevetti. Ad un certo punto succede qualcosa che fa scattare la sua rabbia e rispetto a cui non vogliamo né possiamo entrare nel merito. Di sicuro c’è che il suo percorso di riabilitazione personale e sociale è una bella storia perché apre su di sé e racconta quello che ha vissuto e visto, sperando che tutti noi possiamo farne un uso buono e costruttivo. E quello che mostra l’autore fa venire i brividi: il sistema carcerario è quanto di più ingiusto, diseducativo si possa immaginare e lo è perché non colpisce realmente chi sbaglia, ma mette in gabbia gli ultimi, coloro i quali senza risorse e senza mezzi non riescono a difendersi. Né Abis né tanto meno noi pensiamo che non si debba punire chi commette reati, ma un carcere così strutturato è solo un sistema che punisce i deboli e schiaffa in faccia a tutti noi l’ennesimo simbolo di ingiustizia sociale. Leggere questo libro fa molto male, è un pugno allo stomaco ma se come noi preferite non chiudere gli occhi e amate pensare ne vale la pena.

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