Pensiamo sia universalmente condivisa l’idea che la musica curi l’anima e sia tra l’altro una delle forme più efficaci di arte terapia. Così seguiamo con attenzione quanto di nuovo offre il panorama musicale a noi amanti del suono e della sua potenza generatrice. Fra le uscite migliori di quest’ultimo periodo c’è l’ultimo album degli Idles, Ultra Mono; provatene l’ascolto per fare esperienza di note che turbano e calmano unite ad una voce singolare e riconoscibile quale quella di Joe Talbot. Cosa c’entra tutto questo con la cura di sé? C’entra moltissimo e lo spiega bene proprio Talbot che in una recente intervista alla domanda su quale messaggio intenda diffondere Ultra Mono risponde:” Guarire sia come band che come singoli individui, parlando delle proprie emozioni a chi spera di cambiare il mondo limitandosi ad ascoltare, in maniera codarda. Ultra Mono è l’accettazione di te stesso all’interno di una comunità che cambia, e che a sua volta sta cambiando il mondo. E’ una scelta, un atto di resistenza. Quando inizi una conversazione devi accettare ciò che sei”. Se non è un manifesto terapeutico questo…?! Quanti discorsi pomposi sentiamo di continuo, soprattutto in tv, da personalità più o meno titolate a parlare di cosa dovremmo fare per favorire un cambiamento globale sempre più urgente…Ma non è forse anche questo il punto…? Rincorrere sempre il personaggio di turno, il super esperto sempre più ego riferito. Non c’è nulla di adulto in queste forme di egocentrismo infantile mass-mediatico, secondo noi non potrà arrivare nulla di buono se non ritroviamo la capacità di pensarci insieme, come comunità, come esseri umani. Ma pare non essere proprio possibile introdurre questo semplice concetto nell’immaginario collettivo; in questo senso la musica di band umaniste nel vero senso della parola, come gli Idles, può essere di grande aiuto. Lo dichiara benissimo sempre Joe Talbot:”…vogliamo creare il sound della nostra comunità, creare una unione attraverso la musica: uno spazio tra le note che ha come obiettivo il dare vita a un senso di radicamento…Chi vuole cambiare comprende le differenze, accetta l’altro, sapendo di essere parte di qualcosa di molto più grande”
